Artista di fama internazionale, inizia e conclude la sua esistenza a Firenze.
Negli anni del dopoguerra la sua pittura di matrice postcubista – segnata dalla fitta scomposizione dei volumi in strutture geometriche dense e serrate – si volge alla figurazione con soggetti neorealisti legati al mondo del lavoro, interpretati sulla scia delle suggestioni europee della Nuova Oggettività. A partire dagli anni Cinquanta, le sue opere registrano un evidente mutamento del linguaggio formale con la serie dedicata al panorama desolato e solitario delle fabbriche che si stagliano sullo sfondo del paesaggio toscano in lividi volumi squadrati, costruiti con pennellate di colore denso e pastoso, staccate in toni giustapposti memori della lezione di Cézanne (La magona d’Italia, 1955). Negli anni Sessanta, la sua ricerca grafica e pittorica si focalizza su Piombino, realtà industriale restituita in grandi tele dall’inusuale formato allungato, articolate in dinamiche composizioni di piani ravvicinati messi in moto dallo stridio dei colori incandescenti (Dalla strada nuova, 1962), secondo stilemi formali già anticipati dalle accese cromie di Scorie (1959). A cavallo fra gli anni Sessanta e gli anni Settanta, l’influenza della Pop Art si riflette nell’evidenza di uomini-oggetto dei “Costruttori”, solitari operai-robot dai gesti bloccati, ripresi in primo piano e a mezzo busto negli interni senza spiragli di fabbriche disumane (Costruttore 6, 1969). Nei primi anni Settanta, i colori, divenuti brillanti e smaltati, ritraggono nature morte e figure femminili sulla spiaggia, nuovi soggetti che segnano il passaggio a una fase pittorica successiva in cui le violente dissonanze cromatiche delle opere precedenti lasciano il posto a larghe campiture di colore accordate nei toni omogenei del blu profondo, nelle quali si stagliano grandi silhouettes nere che campeggiano sulla tela in una dimensione sospesa e straniata, onirica e simbolica (ciclo Mura di Atlantide; 1982-1984).
Tuttavia alla sua attività di artista Fernando Farulli unisce un intenso impegno nel campo della politica culturale. Risale agli anni Settanta il suo incarico di Assessore alla Cultura del Comune di Fiesole, presto trasformato in una città all’avanguardia in ambito culturale.
È in questi anni che si gettarono i semi di cui ancora oggi si apprezzano i frutti: l’Estate Fiesolana divenne il centro di eventi che la imposero nel panorama nazionale, fu istituito Il Premio Fiesole ai Maestri del Cinema.
Artista di fama internazionale, inizia e conclude la sua esistenza a Firenze.
Negli anni del dopoguerra la sua pittura di matrice postcubista – segnata dalla fitta scomposizione dei volumi in strutture geometriche dense e serrate – si volge alla figurazione con soggetti neorealisti legati al mondo del lavoro, interpretati sulla scia delle suggestioni europee della Nuova Oggettività. A partire dagli anni Cinquanta, le sue opere registrano un evidente mutamento del linguaggio formale con la serie dedicata al panorama desolato e solitario delle fabbriche che si stagliano sullo sfondo del paesaggio toscano in lividi volumi squadrati, costruiti con pennellate di colore denso e pastoso, staccate in toni giustapposti memori della lezione di Cézanne (La magona d’Italia, 1955). Negli anni Sessanta, la sua ricerca grafica e pittorica si focalizza su Piombino, realtà industriale restituita in grandi tele dall’inusuale formato allungato, articolate in dinamiche composizioni di piani ravvicinati messi in moto dallo stridio dei colori incandescenti (Dalla strada nuova, 1962), secondo stilemi formali già anticipati dalle accese cromie di Scorie (1959). A cavallo fra gli anni Sessanta e gli anni Settanta, l’influenza della Pop Art si riflette nell’evidenza di uomini-oggetto dei “Costruttori”, solitari operai-robot dai gesti bloccati, ripresi in primo piano e a mezzo busto negli interni senza spiragli di fabbriche disumane (Costruttore 6, 1969). Nei primi anni Settanta, i colori, divenuti brillanti e smaltati, ritraggono nature morte e figure femminili sulla spiaggia, nuovi soggetti che segnano il passaggio a una fase pittorica successiva in cui le violente dissonanze cromatiche delle opere precedenti lasciano il posto a larghe campiture di colore accordate nei toni omogenei del blu profondo, nelle quali si stagliano grandi silhouettes nere che campeggiano sulla tela in una dimensione sospesa e straniata, onirica e simbolica (ciclo Mura di Atlantide; 1982-1984).
Tuttavia alla sua attività di artista Fernando Farulli unisce un intenso impegno nel campo della politica culturale. Risale agli anni Settanta il suo incarico di Assessore alla Cultura del Comune di Fiesole, presto trasformato in una città all’avanguardia in ambito culturale.
È in questi anni che si gettarono i semi di cui ancora oggi si apprezzano i frutti: l’Estate Fiesolana divenne il centro di eventi che la imposero nel panorama nazionale, fu istituito Il Premio Fiesole ai Maestri del Cinema.