Lo scultore Arturo Dazzi (Carrara, 13 luglio 1881 - Pisa, 16
ottobre 1966) studiò nell’Accademia di belle arti della città nativa e a 18
anni vinse la gara per la pensione provinciale, che gli permise di trasferirsi
a Roma, dove dalla vittoria nel concorso nazionale Albacini passò a quella del
concorso Stanzani e finalmente, ventitreenne, conquistò il pensionato artistico
nazionale. Durante i quattro anni di tirocinio eseguì la statua del cardinale
De Luca per il palazzo di giustizia e i Costruttori,
che, premiati con una medaglia d’oro, furono acquistati per la Galleria
nazionale d’arte moderna. È del 1918 il monumento a Enrico Toti, dell’anno
seguente quello commemorativo dei ferrovieri morti in guerra, cui seguono
ininterrottamente statue, altorilievi, gruppi, fregi decorativi, tombe,
ritratti. Di questa vastissima produzione ricorderemo solo il monumento per i
caduti di Crema, il Cieco, il bassorilievo eseguito per la Banca d’Italia in
Roma, il San Sebastiano per la Casa
madre dei mutilati, Antonella, la Bimba dormente, il ritratto di
Ferdinando Martini, la Vittoria nel
monumento della guerra in Bolzano e il grande fregio per l’arco trionfale ai
caduti genovesi.
Mosso dall’imitazione di Constantin Meunier, sensibile soprattutto nei Costruttori, il Dazzi è giunto a poco a
poco a ritrovare la sua personalità in una linea di equilibrio, in una serenità
di forma da cui in molte sue opere emana un’impressione di certezza e di
severità. La semplicità dei gesti, la proporzione dei chiaroscuri, la vita che
si dissimula sotto l’apparente geometria, danno alle sue opere un carattere di
densità e di pienezza. Il Dazzi si riposa dalle fatiche della scultura
disegnando e dipingendo specialmente figure di animali.
Lo scultore Arturo Dazzi (Carrara, 13 luglio 1881 - Pisa, 16
ottobre 1966) studiò nell’Accademia di belle arti della città nativa e a 18
anni vinse la gara per la pensione provinciale, che gli permise di trasferirsi
a Roma, dove dalla vittoria nel concorso nazionale Albacini passò a quella del
concorso Stanzani e finalmente, ventitreenne, conquistò il pensionato artistico
nazionale. Durante i quattro anni di tirocinio eseguì la statua del cardinale
De Luca per il palazzo di giustizia e i Costruttori,
che, premiati con una medaglia d’oro, furono acquistati per la Galleria
nazionale d’arte moderna. È del 1918 il monumento a Enrico Toti, dell’anno
seguente quello commemorativo dei ferrovieri morti in guerra, cui seguono
ininterrottamente statue, altorilievi, gruppi, fregi decorativi, tombe,
ritratti. Di questa vastissima produzione ricorderemo solo il monumento per i
caduti di Crema, il Cieco, il bassorilievo eseguito per la Banca d’Italia in
Roma, il San Sebastiano per la Casa
madre dei mutilati, Antonella, la Bimba dormente, il ritratto di
Ferdinando Martini, la Vittoria nel
monumento della guerra in Bolzano e il grande fregio per l’arco trionfale ai
caduti genovesi.
Mosso dall’imitazione di Constantin Meunier, sensibile soprattutto nei Costruttori, il Dazzi è giunto a poco a
poco a ritrovare la sua personalità in una linea di equilibrio, in una serenità
di forma da cui in molte sue opere emana un’impressione di certezza e di
severità. La semplicità dei gesti, la proporzione dei chiaroscuri, la vita che
si dissimula sotto l’apparente geometria, danno alle sue opere un carattere di
densità e di pienezza. Il Dazzi si riposa dalle fatiche della scultura
disegnando e dipingendo specialmente figure di animali.