Trasferitasi da Genova a Firenze all’età di 14 anni con la famiglia, Anna Maria Nicolini andava a consegnare i cappelli alle clienti: così cominciò la sua carriera di modista. Da allora, fino alla scomparsa avvenuta nel 2016, non ha mai abbandonato i cappelli. “Noi di famiglie semplici – raccontava – andando nelle case dei ricchi con gli scatoloni dei cappelli abbiamo cominciato a vedere delle cose belle, a formarci un gusto”. Iniziò a lavorare da Biancalani, in Borgo SS. Apostoli, che verso il 1960 si spostò in via Rondinelli.
Il suo gusto era già sicuro: di quel periodo ricordava, oltre a un numero infinito di paillettes attaccate alle guarnizioni, le discussioni con il principale perché lei voleva fare di testa sua. Così nel 1965 decise di mettersi in proprio, per poter attuare senza intralci le proprie idee di modista. Che non le mancavano: prova ne siano gli esemplari saltati fuori inaspettatamente da due vecchi bauli che la proprietaria di un negozio milanese per cui lei lavorava le aveva fatto riavere e che ora sono orgogliosamente in mostra nel suo atelier.
Trasferitasi da Genova a Firenze all’età di 14 anni con la famiglia, Anna Maria Nicolini andava a consegnare i cappelli alle clienti: così cominciò la sua carriera di modista. Da allora, fino alla scomparsa avvenuta nel 2016, non ha mai abbandonato i cappelli. “Noi di famiglie semplici – raccontava – andando nelle case dei ricchi con gli scatoloni dei cappelli abbiamo cominciato a vedere delle cose belle, a formarci un gusto”. Iniziò a lavorare da Biancalani, in Borgo SS. Apostoli, che verso il 1960 si spostò in via Rondinelli.
Il suo gusto era già sicuro: di quel periodo ricordava, oltre a un numero infinito di paillettes attaccate alle guarnizioni, le discussioni con il principale perché lei voleva fare di testa sua. Così nel 1965 decise di mettersi in proprio, per poter attuare senza intralci le proprie idee di modista. Che non le mancavano: prova ne siano gli esemplari saltati fuori inaspettatamente da due vecchi bauli che la proprietaria di un negozio milanese per cui lei lavorava le aveva fatto riavere e che ora sono orgogliosamente in mostra nel suo atelier.