«La cosa più importante per un uomo condannato da una
dittatura a lunghi anni di prigione, è lo sforzo di non staccarsi dalla vita
che esiste fuori dalle sbarre e dal filo spinato.»
Pjetër Arbnori, attivista albanese scomparso nel 2006, ha trascorso oltre
ventotto anni nelle prigioni del suo paese per essersi opposto alla feroce
dittatura di Enver Hoxha. La sua testimonianza è il racconto di un carcere in
cui l’igiene è scarsa e la violenza una realtà quotidiana: ma più che il fisico,
è la dignità umana ad essere ferita in profondità. Mai pubblicato in Italia
prima d’ora, il diario si impone come una delle testimonianze più lucide e
drammatiche della violenza comunista.